Lisio

Le prime notizie accertate su Lisio risalgono al periodo medioevale, con la documentazione che afferma l'appartenenza di questi territori all'impero carolingio, nella contea di Bredulo e alla diocesi di Asti.

Il territorio di Lisio venne conquistato da Bonifacio del Vasto nel 1091 e nel 1125 passò a suo figlio Anselmo, marchese di Ceva. Sotto il controllo del marchesato di Ceva il paese venne aggregato alla diocesi di Alba e venne costruito il castello, di cui oggi non rimangono che sparuti ruderi.

Essendo parte dei domini di Ceva, Lisio venne a trovarsi sotto il controllo di Asti, dei Visconti ed infine dei Savoia, che ne smantellarono il castello.

Durante il periodo sabaudo Lisio fu sottoposto prima alla provincia di Ceva, poi a quella di Mondovì. Sono documentati disordini nel 1685 durante la guerra del sale che coinvolse il monregalese, ed è riportata la presenza di una miniera di piombo, dismessa alla fine del XVII secolo.

Lisio patì, come buona parte degli insediamenti piemontesi, le conseguenze della campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, subendo saccheggi sia da parte delle truppe napoleoniche, sia di quelle sabaude. Non vi è comunque nota di scontri diretti fra i due eserciti.

Durante il XIX secolo e per parte del XX Lisio, come moltissimi altri paesi, subì lo spopolamento causato dall'emigrazione verso le grandi città o le Americhe, soprattutto verso l'Argentina.

Il comune venne soppresso durante il ventennio fascista venendo aggregato a Viola nel 1929. Ridivenne autonomo solo nel 1947

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