Nel 2020 abbiamo ereditato un canile vecchio e sorpassato, un luogo dove i cani entravano e ci rimanevano per tutta la vita, uno di quei canili che raccontano la storia di tante realtà italiane; quei canili nati a seguito dell’emanazione nel 1991 della legge 281 dove il canile divenne uno spazio in cui nascondere i cani randagi diventati proprietà dei comuni. Luoghi in cui i cani venivano mantenuti da una quota alberghiera versata dai comuni, una quota che fece intravvedere un facile guadagno a quei privati che avevano pronti e a disposizione strutture già attrezzate a detenere cani, spesso erano allevatori, altre volte cacciatori che si lanciarono nel grande busines degli anni ’90 dove la formula applicabile per un facile e sicuro guadagno era: più cani e per più tempo = maggior guadagno. La struttura che oggi è il 281, negli anni precedenti alla nostra gestione, arrivò ad ospitare fino a 300 cani. Quando siamo entrate la prima volta nella struttura ci siamo trovati davanti a più di 180 cani, stipati nei box anche a gruppi di quattro, l’odore era acre, tanto che, per farvi comprendere, quando tornavamo a casa, sotto alla doccia, dovevamo lavarci anche l’interno del naso perché se no era impossibile fare cena senza immaginare di essere ancora in canile. I box erano sporchi, macchie di feci ed urina incrostavano le pareti, spesso insieme ai cani trovavamo qualche ratta smembrata.
Per evitare che i cani, compressi nei box, si azzannassero, venivano loro distribuite crocchette a volontà che alle volte si inzuppavano di urina o acqua, gonfiandosi e non venivano aggiunte sino a quando i cani non le avevano comunque terminate. Per risparmiare i cani non venivano sterilizzati e potete immaginare che cosa poteva succedere in un padiglione quando una femmina andava in calore. Ricordiamo con orrore quando il 1/1/2020 aprimmo i cancelli come “gestori”, eravamo in sei e alle quattro del pomeriggio, era già buio, non eravamo ancora riuscite a pulire tutti i box. Durante la prima settimana facemmo 280 sacchi dell’immondizia, di quelli neri, condominiali, se non fosse intervenuto il comune mettendoci a disposizione operai e camioncino saremmo ancora oggi a cercare di smaltirli. Lavorammo come pazze, entravamo all’alba e finivamo a notte inoltrata, sette giorni su sette, motivate e unite e il 7 marzo del 2020 eravamo pronte ad inaugurare il CANILE RIFUGIO 281, ma scoppiò il lockdown, ma questa è un’altra storia...